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      SANTA CECILIA A DECIMO      


Disegno di Anna Chiostrini Mannini
dal libro «Tesori del Chianti»
 
DECIMO VISTA NEL 1892 DA GUIDO CAROCCI  ·  «Sul dorso di una fiorentssima collina situata tra la strada Romana e la valle della Greve, è situata la chiesa di S.Cecilia a Decimo, il cui aspetto di vetusta antichità fa singolare contrasto colla tinta gaia e ridente dei campi che la circondano. Le sue mura esterne di pietra a filaretto e la massiccia torre campanaria conservano a questa vecchia pieve il maestoso carattere d'antichità che il barocchismo soverchiante del secolo passato ha fatto perdere affatto all'interno di essa.
Vuolsi che la chiesa di Decimo esista fino dal 774; ma è certo che in un documento del 1043 essa apparisce già provvista di una istituzione di canonici e dipendente dai vescovi di Firenze signori feusali di questa località.
Non c'intratterremo a lungo intorno all'antichità indiscussa di questa pieve ed ai molti ricordi che ad essa si riferiscono. Diremo solo che il progredire continuo d'importanza del borgo e del castello di San Casciano fu causa di decadenza e di abbandono per questa chiesa già ricchissima e superiore per antichità e per importanza a tutte le altre delle vicinanze. Nel 1440, Papa Eugenio IV, sapendola in stato quasi rovinoso, la riunì con tutti i suoi beni al ricco monastero de' Canonici di S.Donato a Scopeto presso a Firenze; ma Callisto III revocò nel 1455 quel decreto, rendendo alla Pieve di Decimo la sua autonomia; ma conservando però ai Canonici di Scopeto parte dei beni che Antonia di Pierozzo Strozzi vedova di Michele di Lapo da Castiglionchio aveva lasciati alla chiesa di S.Cecilia. Nel 1690 i Pievani di Decimo videro staccarsi dalla loro giurisdizione la Propositura di S.Casciano e nel 1797, mentre la chiesa di S.Casciano veniva dichiarata Pieve, quella di Decimo rimaneva semplice parrocchia. E tale è presentamente, mentre della sua antica magnificenza, di quella ricchezza che le procurò il vanto di aver pievani papi, cardinali e vescovi non le resta oggi che il ricordo ed il privilegio del fonte battesimale.»

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